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Pellegrinaggio a San Pietro: pregare e seminare senza aspettative

  • Immagine del redattore: lupo
    lupo
  • 30 mar
  • Tempo di lettura: 5 min

Aggiornamento: 10 ago

Ieri ho fatto un pellegrinaggio per la porta santa di San Pietro partendo dalla chiesa del Sant'Eugenio. Sono in tutto 4 km a piedi. Ho potuto condividere questa esperienza con mia moglie, e un centinaio di persone che frequentano quella parrocchia.


Incontri del giorno


Sembra solo una passeggiata, eppure è stato un piccolo viaggio, durante il quale - grazie all'effetto umanizzante della passeggiata - ho avuto l'occasione di scambiare parole occasionali con le persone in cammino con me. Non siamo diventati amici, non ero li per socializzare e non sono il tipo, ma con alcuni ci siamo scambiati qualche piacevole battuta che riscalda il cuore, con altri ci siamo dati una mano nel percorso (tra passeggini da portare per le scale, vie pedonali e ciclabili che - essendo in molti - dovevamo lasciar prontamente libere in tempo per il ciclista di turno che si voleva godere la mattinata, e capogruppo disperso una volta arrivati a Castel Sant'Angelo - ritrovato da un simpatico team composto da me, mia moglie, un'allegra signora vestita di verde dai bei capelli bianchi, una signora bionda con gli occhiali fumé molto simpatica e spiccia, una signora distinta con gli occhiali da vista di un bordeaux-viola molto particolare, e una ragazza-signora vestita di arancione entusiasta di star a fare quel cammino (ho scoperto, più tardi riparlandoci, che per lei questa era un'impresa molto importante, visti alcuni problemi fisici che ci aveva confidato).


Le preghiere prima di entrare a San Pietro


Prima di entrare per la Porta Santa, abbiamo recitato un rosario. Io non lo avevo mai fatto. O meglio, lo avevo fatto solo parzialmente (la così detta decina: se fai 1 padre nostro e 10 ave Maria, hai fatto una decina. Io avevo fatto al massimo quella!) D'altronde, ho trovato la fede da 2 anni, e molti pezzi li sto raccogliendo per strada durante questo cammino. Questa volta però, non abbiamo fatto una sola decina, ma ben 5. Un totale di 50 ave Maria.

Una roba che vista da fuori, sembra folle. Tanto che ad esempio, mio Padre proprio una settimana fa mi aveva chiesto: "Tu che credi, e per questo ti invidio. Mi spieghi una cosa? Io non capisco i gruppi di preghiera a cosa servano, mi sembra una follia che la gente vada a pregare così, per ore e ore, quasi ad ipnotizzarsi...che senso ha farlo?". Bhe, io non le avevo mai fatte 5 decine di fila, però posso dire che facendole ne ho capito il senso. Ho capito il senso di pregare in gruppo. È faticoso ripetere così tante volte le stesse preghiere, e avere gente intorno a te ti da la forza... e no, non intendo filosoficamente, dico proprio che ti da la forza a livello pratico: se per un momento ti distrai, loro comunque stanno tirando il carro avanti! E tu passato quel mezzo secondo di annebbiamento, riesci a ritrovare la concentrazione e continuare a pregare. Da solo magari ti perdevi... ma con il gruppo no. È come un personal trainer che ti spinge oltre il cedimento. Ovviamente, ogni parola di ogni singola preghiera va detta con coscienza. Non a caso. Non voglio mai proferire parole vuote verso il signore, o frasi fatte. Ricordandomi il sogno di Carlo Acutis, in cui mi interrogava sul salmo che non avevo seguito e mi ricordava l'importanza di pregare, ho unito le cose: ho pregato, e lo ho fatto con attenzione. Seguivo ogni parola. Anche la cinquantesima ave Maria, l'ho recitata con intensità, dando senso ad ogni parola. È un lavoro di concentrazione veramente intenso, pregare, così tanto, e non ripetere mai a pappagallo, ma con intenzione.


La mia famiglia


La giornata è stata magnifica. Ma mi sono ritrovato a parlare con mia moglie del dispiacere che provo nel non riuscire a trasportare la mia famiglia in questo mondo. Un po mi ci rode proprio. I miei genitori mi hanno portato in chiesa tutte le domeniche fino alle elementari, poi la cosa è man mano svanita. La loro fede si è affievolita. E le mie sorelle, 2 su 3 hanno un'apertura alla fede, ma sono molto frenate da elementi esterni.


Io a casa ero il meno promettente ad avvicinarmi ad una cosa simile. Da adolescente amavo piacere e conquistare, ero un piccolo conquistatore, e da più grande ero un'attacca brighe che qualche guaio lo ha combinato. Come studente, ero veramente poco applicato, sfruttavo la furbizia per scamparla sempre. E da lavoratore, non ho mai tollerato un capo, e in 10 anni mi sono licenziato per ben 2 volte da contratti a tempo indeterminato per mettermi in proprio. Di tutti i figli, di certo quello meno facile da indottrinare. Eppure la fede, quando è arrivata, mi ha colpito come una freccia scagliata contro uno specchio di illusioni, spezzandolo il mille pezzi, e mostrando la verità che c'è dietro. La vita vera.


Io ieri ho proposto nella chat di famiglia, se qualcuno voleva unirsi. Dopo che una sorella - tra l'altro quella meno incline alla fede - ha gentilmente declinato, gli altri hanno completamente ignorato la cosa, iniziando a parlare di altro. Ne ho parlato con mia moglie, del fatto che ci rimango male, che vorrei che anche loro si aprissero a questo mondo immenso, per poter così condividere con loro queste gioie, o parlarci, ma più insisto più sento che loro alzano un muro. Forse mi pongo male, forse percepiscono la mia aspettativa da parte loro nel fare il passo, ed è proprio questo che li reprime.


Seminare, senza aspettarsi nulla

Forse dovrei lasciar perdere di volerli coinvolgere. Alla fine pure la mia passione dei viaggi, non l'ho condivisa con nessuno in famiglia... le dritte su Koh Phangan, su Tokyo, su Londra, su Bali, su Manila e via dicendo, le condivido con chi in quei posti ci deve andare, e cerca qualche consiglio per farsi il proprio viaggio. Non ha senso che vado in giro a dirle a tutti. E questa cosa della fede, come tanti altri argomenti che possono assorbire la vita di ognuno di noi, è materiale di scambio con chi sta cercando qualcosa. Ma se vado da qualcuno che non è interessato all'argomento, non vorrà mai sentire parlarne. Il massimo che posso fare, è tirare qualche amo ogni tanto, ma la fede - la chiamata alla fede - è un qualcosa che scatta dentro di noi, in uno spazio intimo che non viene influenzato direttamente dalle parole altrui.


Certo, io sono comunicativo, e mi rattrista pensare che non posso lasciare un segno in loro. Vorrei avvicinarli. Essere parte di ciò. Io continuerò a lasciare briciole, ma forse è il momento che smetta di pretendere una risposta positiva.

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