Per cosa ti affanni, se poi muori?
- lupo
- 11 ago
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Aggiornamento: 12 ago
Tutto è vanità.
Questo quello che dice la prima lettura di un paio di domeniche fa. Tratta dal libro del Qoèlet. Un libro ebraico scritto prima della nascita di Cristo, che fa parte dei libri sacri della Bibba. Questo libro è stato fonte di ispirazione di grandi opere d'arte, come la canzone Vanità di Vanità e il film The Zero Theorem.
A leggerlo sembra un messaggio totalmente pessimista, che suggerisce di rassegnarsi ad una vita senza speranza:
“Tutto è vanità. Chi ha lavorato con sapienza, con scienza e con successo dovrà poi lasciare i suoi beni a un altro che non vi ha per nulla faticato. Anche questo è vanità e un grande male. Infatti, quale profitto viene all'uomo da tutta la sua fatica e dalle preoccupazioni del suo cuore, con cui si affatica sotto il sole? Tutti i suoi giorni non sono che dolori e fastidi penosi; neppure di notte il suo cuore riposa. Anche questo è vanità!” (Qo 1,2 ; 2,21-23)
Questo tratto del Qoèlet, racconta di un uomo che tutti i giorni fatica per diventare ricco, non riposa mai. A me ricorda tanto quello che ci hanno detto per anni, a noi degli anni 80 e 90: "Studiate, lavorate sodo, e sarete ricompensati". Se non fosse che invece gli stipendi sono bassissimi, e oggi comprarsi una casa è praticamente impossibile se non si è aiutati o se non ci si divide le spese in due facendo sacrifici economici. Non è il più fertile degli scenari per la proliferazione di famiglie felici, che infatti oggi sono sempre più rare aimè.
Bhè, adesso, a ricordarci che lavorare h24 non serve a nulla, non ci sono solo le scarne soddisfazioni pecuniarie del mercato del lavoro, ma pure un testo sacro di oltre duemila anni fa. Ok, però non sprofondiamo nel pessimismo. E non strumentializziamo questo testo per lamentarci, da bravi italiani lamentoni.
La questione centrale del Quélet è questa: spendiamo un sacco di energie a inseguire qualcosa, che sia successo, fama, o altro. E tutto ciò, è inutile. Perché poi muori.
Che ci fai dei follower, se poi muori? E degli articoli col tuo nome sul giornale? Ti dirò di più: che ci fai se sei sui libri di storia, se tanto poi comuque, morirai?
La risposta ce la da il Vangelo secondo Luca (Lc 12, 13-21) facendoci capire meglio il senso di tutto ciò:
"Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia, perché, anche se uno è nell'abbondanza la sua vita non dipende da ciò che possiede"
In soldoni, Gesù sta dicendo alla folla che c'è altro nella vita, oltre a soldi e fama. E prosegue con una celebre parabola:
"La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così - disse -: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e divertiti!"
In soldoni: c'è un imprenditore che ha appena fatto i soldi e si è appena acchittato tutto per iniziare a godersi la vita e non fare più nulla. Bello no? È quello che vogliamo far tutti, con quel progetto nel cassetto che speriamo ci faccia svoltare.
Ma Dio gli disse: "Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?". Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio
Proprio sul più bello: ZAC! Fine dei giochi. Alla fine è plausibile, e soprattutto, avviene realmente. Quante persone passano la loro intera vita a inseguire qualcosa, accecate, e poi se ne vanno? Ma la frase finale ci suggerisce una via d'uscita da questo labirinto senza uscita: se ti dedichi ad arricchire te stesso, ti troverai così, come quell'uomo ricco che era pronto a godersela e puff, rimane a mani vuote. Se invece ti dedichi ad arricchirti presso Dio, invece questo non ti accadrà. Noi passiamo l'esistenza ad arricchire noi stessi: il self-imprevement, le soft-skills, il curriculum, il personal brand, il network di relazioni personali.
Ebbene: questa non è la via.
Anche qui, le nonne di un tempo sono l'esempio perfetto: loro erano sempre li, a darci amore.
Le avete mai sentite dire "no ora ho da fare" , "devo andare in palestra" , "devo fare la cena al circolo con i soci" , "devo andare a questa vendita di beneficienza"?
Avevano fatto le mamme, e poi erano state promosse al ruolo senior: le nonne. Non avevano un lavoro se non quello. Non accumulavano ricchezze, ne status. I loro amici e il loro mondo, era la famiglia.
Sfornavano crostate che ormai vivono solo nei nostri sogni. E ci davano amore, e rendevano la casa una meraviglia. E se oggi qualcuno di noi ha un ideale di famiglia felice, forse è grazie a loro. Queste vite, erano vite dedicate a coltivare l'amore per i doni ricevuti dal Signore: i figli, i nipoti. Loro, quando se ne sono andate, probabilmente hanno varcato la soglia con un sorriso, ricolme di tutti quei sorrisi e quell'amore che hanno dato e ricevuto da noi.
Questa è la via del signore. La via dell'amore. E a dar manforte a tutto ciò, c'è la seconda lettura, sempre di quello stesso giorno: la lettera di San Paolo apostolo ai Colossesi (Col 3,1-5, 9-11).
Qui lui fa proprio un bel recappone di tutta la morale, per applicare l'insegnamento del vangelo e rendere le nostre vite meno vane.
(ironia della sorte: i colossesi, abitanti di Colosso, ci avranno tenuto un sacco alla loro cittadina. Se oggi la cercate su google, compaiono colline di prato. Non c'è neanche un palazzo in piedi. Anche le città svaniscono, con il nostro nome, come i soldi, come gli averi)
"Fratelli [...] rivolgete il pensiero alle cose di lassù, e non a quelle della terra. [...] Fate morire ciò che appartiene alla terra: impurità, immoralità, passioni, desideri cattivi e quella cupidigia che è idolatria. "
La cupidiga, il male di oggi.
Liberatevi.
Impegnate il vostro tempo nella via del Signore
Andate a messa. Non tanto per farlo, ma seguitela, ascoltatela. Cercate di portarvi a casa uno spunto di riflessione.
Pregate. Non a rotella senza riflettere, ma consapevoli del senso delle parole che state pronunciando, e parlando col signore
Fate la carità. Quella vera, sentita, non quella da postare sui social.
Osservate la vostra vita, e cercate di capire se il Signore vi sta dando dei messaggi, perché di solito lo fa. Siamo noi che non guardiamo.
Parlate con quel vostro amico che crede, fate un passo in più verso la fede.
E vedrete, che quella vita vana descritta nel Quoélet, e nella parabola del Vangelo secondo Luca, sarà un qualcosa che non vi apparterrà più.